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DON ALFONSO

by ReadOpera

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1.
SCENA 1 Terzetto . Ho i crini già grigi, ex cathedra parlo, ma tali litigi finiscano qua. Tai prove lasciamo… Oh pazzo desire, cercar di scoprire quel mal che trovato meschini ci fa. Recitativo Io son uomo di pace, e duelli non fo se non a mensa. Cara semplicità, quanto mi piaci! Ed io, giuro alla terra, non scherzo, amici miei; solo saper vorrei che razza d’animali son queste vostre belle, se han come tutti noi carne, ossa e pelle, se mangian come noi, se veston gonne, alfin se dee, se donne son… E in donne pretendete di trovar fedeltà? Quanto mi piaci mai, semplicità! Terzetto È la fede delle femmine come l’araba Fenice. Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Non è questa, non è quella, non fu mai, non vi sarà. Recitativo Or bene; udite, ma senza andar in collera. Qual prova avete voi, che ognor costanti vi sien le vostre amanti; chi vi fe’ sicurtà che invariabili sono i lor cori? Pianti, sospir, carezze, svenimenti. Lasciatemi un po’ ridere… Pian piano. E se toccar con mano oggi vi fo che come l’altre sono? Giochiam. Cento zecchini. Parola? E un cenno, un motto, un gesto giurate di non far di tutto questo alle vostre Penelopi. Da soldati d’onore. E tutto quel farete ch’io vi dirò di far. Bravissimi! Terzetto Sarò anch’io de’ convitati? E che brindis replicati far vogliamo al dio d’amor!
2.
ATTO I, SCENA 3 Riverisco. Barbaro fato! Aria Vorrei dir e cor non ho… Balbettando il labbro va… Fuor la voce uscir non può… Ma mi resta mezza qua. Che farete? Che farò? Oh che gran fatalità! Dar di peggio non si può… Ho di voi, di lor pietà. Recitativo Convien armarvi, figlie mie, di costanza. Morti non son, ma poco men che morti. No. Neppur. Al marzial campo ordin regio li chiama. Sul fatto. Non v’è. Gl’infelici non hanno coraggio di vedervi. Ma se voi lo bramate, son pronti…
3.
ATTO I, SCENA 4 Quintetto Nei momenti i più terribili sua virtù l’eroe palesa. (Saldo, amico: finem lauda.) Il destin così defrauda le speranze de’ mortali, ah chi mai fra tanti mali, chi mai può la vita amar. Recitativo Lasciate lor tal sfogo: è troppo giusta la ragion di quel pianto. (La commedia è graziosa, e tutti due fan ben la loro parte.) Ecco, amici, la barca.
4.
ATTO I, SCENA 5 Non v’è più tempo, amici: andar conviene ove il destino, anzi il dover v’invita. Del vostro reggimento già è partita la barca. Raggiungerla convien coi pochi amici che su legno più lieve attendendo vi stanno. Quintetto (Io crepo se non rido.)
5.
ATTO I, SCENA 6 Recitativo Son partiti. Fate core, carissime figliuole. Guardate, da lontano vi fan cenno con mano i cari sposi. E a voi salvi gli amanti, e a me gli amici. Terzetto Tranquilla sia l’onda, ed ogni elemento benigno risponda ai nostri desir.
6.
ATTO I, SCENA 7 Non son cattivo comico! Va bene… Al concertato loco i due campioni di Ciprigna e di Marte mi staranno attendendo: or senza indugi raggiungerli conviene… quante smorfie… quante buffonerie! Tanto meglio per me… cadran più facilmente. Questa razza di gente è la più presta a cangiarsi d’umore. Oh poverini! Per femmina giocar cento zecchini? “Nel mare solca, e nell’arena semina, e il vago vento spera in rete accogliere chi fonda sue speranze in cor di femmina.”
7.
ATTO I, SCENA 10 Recitativo Che silenzio! Che aspetto di tristezza spirano queste stanze! Poverette! Non han già tutto il torto. Bisogna consolarle: infin che vanno i due creduli sposi, com’io loro commisi, a mascherarsi, pensiam cosa può farsi… Temo un po’ per Despina,… Quella furba potrebbe riconoscerli… potrebbe rovesciarmi le macchine,… Vedremo… Se mai farà bisogno, un regaletto a tempo, un zecchinetto per una cameriera è un gran scongiuro. Ma per esser sicuro si potria metterla in parte a parte del segreto. Eccellente è il progetto… La sua camera è questa… Despinetta! Despina mia, di te bisogno avrei. Ti vo’ fare del ben. Parla piano ed osserva. Sì, se meco sei buona. Ed oro avrai, ma ci vuol fedeltà. Prendi ed ascolta. Sai che le tue padrone han perduti gli amanti… Tutti i lor pianti, tutti i deliri loro ancor tu sai. Or ben, se mai, per consolarle un poco e trar, come diciam, chiodo per chiodo, tu ritrovassi il modo da metter in lor grazia due soggetti di garbo, che vorrieno provar, già mi capisci… C’è una mancia per te di venti scudi, se li fai riuscir. Han tutto quello che piacer può alle donne di giudizio. Li vuoi veder? Son lì. Li posso far entrar?
8.
SCENA 11 Sestetto Alla bella Despinetta vi presento, amici miei; non dipende che da lei consolar il vostro cor. (Che ti par di quell’aspetto?) (Or la cosa è appien decisa: se costei non li ravvisa, non c’è più nessun timor.) Ecco l’istante! Fa’ con arte: io qui m’ascondo. Mi dà un poco di sospetto quella rabbia e quel furor. Recitativo Che sussurro! Che strepito! Che scompiglio è mai questo! Siete pazze, care le mie ragazze? Volete sollevar il vicinato? Cosa avete? Che è nato? Che male c’è? Stelle! Sogno o son desto? Amici miei, miei dolcissimi amici! Voi qui? Come? Perché? Quando? In qual modo? Numi! Quanto ne godo! (Secondatemi.) Oh bella improvvisata! Se li conosco! Questi sono i più dolci amici ch’io m’abbia in questo mondo, E vostri ancor saranno. Recitativo (Aspettate.) Per carità, ragazze, non mi fate più far trista figura. Eh nulla… ma mi pare… che un pochin di dolcezza… Alfin son galantuomini, e sono amici miei.
9.
ATTO I, SCENA 12 Terzetto E voi ridete? Ma cosa avete? Ridete piano. Se vi sentissero, se vi scoprissero, si guasterebbe tutto l’affar. Mi fa da ridere questo lor ridere, ma so che in piangere dee terminar. Recitativo Si può sapere un poco la cagion di quel riso? Poveri innocentini! Venite qua, vi voglio porre il ditino in bocca. Avanti sera ci parlerem. Intanto, silenzio e ubbidienza fino a doman mattina. Or bene, andate un poco ad attendermi entrambi in giardinetto, colà vi manderò gli ordini miei.
10.
ATTO I, SCENA 13 Recitativo Oh la saria da ridere: sì poche son le donne costanti in questo mondo, e qui ve ne son due… Non sarà nulla… Vieni, vieni, fanciulla, e dimmi un poco dove sono e che fan le tue padrone. E come credi che l’affar finirà? Vogliam sperare che faranno giudizio? Brava! Questa è prudenza. (Bisogna impuntigliarla.) Ma intanto quelle pazze… Lo sanno. E come far vuoi perché ritornino, or che partite sono, e che li sentano e tentare si lascino queste tue bestioline? Son ricchissimi. Sulla strada attendendo mi stanno.
11.
ATTO I, SCENA 15 C’è una speranza ancora; non fate, oh Dei, non fate. Aspettate. Veleno buono e bello che ad essi in pochi istanti la vita toglierà. Ah che del sole il raggio fosco per me diventa. Tremo: le fibre e l’anima par che mancar si senta, né può la lingua o il labbro accenti articolar. Ah che purtroppo è vero! Furenti, disperati, si sono avvelenati. Oh amore singolar! Cosa possiam mai far?
12.
ATTO I, SCENA 16 Eccovi il medico, signore belle. Tanti linguaggi per sé conservi. Quei miserabili per ora osservi: preso hanno il tossico, che si può far? Preso han l’arsenico, signor dottore; qui dentro il bebbero, la causa è amore, ed in un sorso sel mandar giù. Egli ha di un ferro la man fornita… Come si muovono, torcono, scuotono, in terra il cranio presto percuotono. Attorno guardano, forze riprendono: ah questo medico vale un Perù. Son effetti ancor del tossico, non abbiate alcun timor. In poch’ore, lo vedrete, per virtù del magnetismo finirà quel parossismo, torneranno al primo umor. Un quadretto più giocondo non si vide in tutto il mondo quel che più mi fa da ridere è quell’ira, e quel furor. Ch’io ben so che tanto foco cangerassi in quel d’amor.
13.
ATTO II, SCENA 3 Recitativo Ah correte al giardino, le mie care ragazze! Che allegria! Che musica! Che canto! Che brillante spettacolo! Che incanto! Fate presto, correte! Tosto vedrete.
14.
SCENA 4 Recitativo Il tutto deponete sopra quei tavolini, e nella barca ritiratevi, amici. Da brave,”incoraggiateli. Oh cospetto del diavolo, lasciate tali smorfie del secolo passato. Despinetta, terminiam questa festa, fa’ tu con lei quel ch’io farò con questa. Quartetto La mano a me date. Movetevi un po’. Se voi non parlate, per voi parlerò. Perdono vi chiede un schiavo tremante; v’offese, lo vede, ma solo un istante. Or pena, ma tace… Or lasciavi in pace… Non può quel che vuole, vorrà quel che può. Su via, rispondete. Guardate e ridete? Per carità, partiamo, quel che san far veggiamo: le stimo più del diavolo s’ora non cascan giù.
15.
ATTO II, SCENA 9 Recitativo Bravo! Questa è costanza. Via, se sarete buono vi tornerò l’antica calma; udite: Fiordiligi a Guilelmo si conserva fedel, e Dorabella infedel a voi fu. Eh anch’io lo dico! Volentieri. Pria però di pagar, vo’ che facciamo qualche altra esperienza. Abbiate pazienza, infin domani siete entrambi miei schiavi: a me voi deste parola da soldati di far quel ch’io dirò. Venite; io spero mostrarvi ben che folle è quel cervello che sulla frasca ancor vende l’uccello.
16.
ATTO II, SCENA 11 (Ho capito abbastanza: vanne pur, non temer.)
17.
ATTO II, SCENA 13 Per carità, silenzio! Lasciamolo sfogar. Io so qual è: sposarle. Dunque restate celibi in eterno. Non c’è abbondanza d’altro. Ma l’altre che faran se ciò fer queste? In fondo voi le amate, queste vostre cornacchie spennacchiate. Ebben pigliatele com’elle son. Natura non potea fare l’eccezione, il privilegio di creare due donne d’altra pasta per i vostri bei musi; in ogni cosa ci vuol filosofia. Venite meco; di combinar le cose studierem la maniera. Vo’ che ancor questa sera doppie nozze si facciano. Frattanto un’ottava ascoltate: felicissimi voi, se la imparate! Aria Tutti accusan le donne, ed io le scuso se mille volte al dì cangiano amore, altri un vizio lo chiama ed altri un uso, ed a me par necessità del core. L’amante che si trova alfin deluso non condanni l’altrui, ma il proprio errore; già che giovani, vecchie, e belle e brutte, ripetetel con me: Co-sì fan tut-te.
18.
ATTO II, SCENA 15 Bravi, bravi! Ottimamente! Che abbondanza, che eleganza! Una mancia conveniente l’un e l’altro a voi darà. Le due coppie omai si avanzano. Fate plauso al loro arrivo, lieto canto e suon giulivo empia il ciel d’ilarità. Una scena più piacevole non s’è vista o si vedrà.
19.
ATTO II, SCENA 17 Miei signori, tutto è fatto. Col contratto nuziale il notaio è sulle scale e ipso fatto qui verrà. Vo a chiamarlo… Eccolo qua. Bravo, bravo, in verità! Bravi, bravi, in verità! State cheti. Io vo a guardar. Misericordia! Numi del cielo! Che caso orribile! Io tremo, io gelo! Gli sposi vostri… In questo istante tornano, oh Dio! Ed alla riva sbarcano già. Ma se li veggono? Ma se li incontrano? Rasserenatevi. Ritranquillatevi. In me fidatevi, ben tutto andrà.
20.
SCENA ULTIMA 02:26
SCENA ULTIMA Giusti Numi! Guilelmo, Ferrando! Oh che giubilo! Qui, come e quando? Dal diletto confuse ed attonite, mute mute si restano là. Già cader lasciai le carte, raccoglietele con arte. Troppo vero è quel che dice, e la prova è chiusa lì. Son stupefatte! Son mezze matte. V’ingannai, ma fu l’inganno disinganno ai vostri amanti, che più saggi omai saranno, che faran quel ch’io vorrò. Qua le destre: siete sposi. abbracciatevi e tacete. Tutti quattro ora ridete, ch’io già risi e riderò. Fortunato l’uom che prende ogni cosa pel buon verso, e tra i casi e le vicende da ragion guidar si fa. Quel che suole altrui far piangere fia per lui cagion di riso, e del mondo in mezzo i turbini bella calma troverà.

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released January 28, 2023

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ReadOpera Berlin, Germany

ReadOpera is the brainchild of Valentina Codognotto, an Italian native speaker, with twenty years’ experience of teaching Italian diction to opera singers.

As well as teaching at the Academy of Music in Berlin and Weimar, Valentina has worked as artistic language coach with international opera singers on CD and radio recordings and at opera productions.
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