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FERRANDO

by ReadOpera

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1.
Terzetto La mia Dorabella capace non è: fedel quanto bella il cielo la fe’. No, detto ci avete che infide esser ponno, provar cel dovete, se avete onestà. No no, le vogliamo: o fuori la spada, rompiam l’amistà. Sul vivo mi tocca chi lascia di bocca sortire un accento che torto le fa. Recitativo O battervi, o dir subito perché d’infedeltà le nostre amanti sospettate capaci. Cessate di scherzar, o giuro al cielo… Son donne, ma… son tali, son tali… Terzetto La Fenice è Dorabella. Recitativo Scioccherie di poeti! Lunga esperienza… Pensar sublime… Disinteresse… Promesse… Giuramenti… Cospetto! Finite di deriderci? Non è. Giochiamo. Parolissima. Giuriamo. Tutto. Bravissimo, signor Don Alfonsetto! A spese vostre or ci divertiremo. Terzetto Una bella serenata far io voglio alla mia Dea. Ci sarete, sì signor. E che brindis replicati far vogliamo al dio d’amor!
2.
ATTO I, SCENA 4 Quintetto Il mio labbro palpitante, non può detto pronunziar. Idol mio, la sorte incolpa (Cosa dici?) Il destin così defrauda le speranze de’ mortali, ah chi mai fra tanti mali, chi mai può la vita amar. Recitativo Non disperarti, adorata mia sposa. Non farmi, anima mia, quest’infausti presagi. Proteggeran gli dei la pace del tuo cor ne’ giorni miei. Duettino Al fato dan legge quegli occhi vezzosi. Amor li protegge, né i loro riposi le barbare stelle ardiscon turbar. Il ciglio sereno, mio bene, a me gira. Felice al tuo seno io spero tornar. Recitativo Oh cielo! Questo è il tamburo funesto che a divider mi vien dal mio tesoro.
3.
ATTO I, SCENA 5 Mio ben… Abbracciami, idol mio. Sii certa, o cara… Addio! Mi si divide il cor, bell’idol mio.
4.
ATTO I, SCENA 11 Sestetto Per la man che lieto io bacio, per quei rai di grazie pieni, fa’ che volga a me sereni i begli occhi il mio tesor. (Or la cosa è appien decisa: se costei non ci ravvisa, non c’è più nessun timor.) Ah Madame, perdonate: al bel piè languir mirate due meschin, di vostro merito spasimanti adorator. Deh calmate quello sdegno! Qual diletto, è a questo petto quella rabbia e quel furor. Recitativo Amico Don Alfonso! Amor, il Nume… sì possente per voi, qui ci conduce. Che alle vive faville… Vi voliamo davanti… Per implorar pietade in flebil metro! Ah non partite!
5.
ATTO I, SCENA 12 Terzetto Certo, ridiamo. Già lo sappiamo. Parlate invano. Ah che dal ridere l’alma dividere, ah che le viscere sento scoppiar. Recitativo Quanto pagar volete, e a monte è la scommessa? Pagate solo ventiquattro zecchini. Quando volete. Cosa serve. A battaglia finita fia la cena per noi più saporita. Aria Un’aura amorosa del nostro tesoro un dolce ristoro al cor porgerà. Al cor che nutrito da speme, da amore di un’esca migliore bisogno non ha.
6.
ATTO I, SCENA 15 Si mora, sì, si mora Lasciatemi. L’arsenico mi liberi di tanta crudeltà. Barbare, avvicinatevi; d’un disperato affetto mirate il triste effetto e abbiate almen pietà. Ah che del sole il raggio fosco per me diventa. Tremo: le fibre e l’anima par che mancar si senta, né può la lingua o il labbro accenti articolar. Più bella commediola Non si potea trovar. Più domestiche e trattabili sono entrambe diventate: sta’ a veder che lor pietade va in amore a terminar.
7.
ATTO I, SCENA 16 (Despina in maschera: che trista pelle!)Dove son! Che loco è questo! Chi è colui! Color chi sono! Son di Giove innanzi al trono? Sei tu Palla o Citerea? No, tu sei l’alma mia Dea; ti ravviso al dolce viso e alla man ch’or ben conosco e che sola è il mio tesor. (Dalla voglia ch’ho di ridere il polmon mi scoppia or or.) Per pietà, bell’idol mio, volgi a me le luci liete. Dammi un bacio, o mio tesoro, un sol bacio, o qui mi moro. Un quadretto più giocondo non s’è visto in questo mondo ma non so se finta o vera sia quell’ira, e quel furor. Né vorrei che tanto foco terminasse in quel d’amor.
8.
ATTO II, SCENA 4 Duetto con coro Secondate, aurette amiche, secondate i miei desiri, e portate i miei sospiri alla Dea di questo cor. Voi che udiste mille volte il tenor delle mie pene, ripetete al caro bene tutto quel che udiste allor. Recitativo Io tremo e palpito dalla testa alle piante. Madama… Parla pur tu. Quartetto (..tace…) …in pace…) Non può quel che vuole, vorrà quel che può.
9.
ATTO II, SCENA 5 Caldetta anzi che no. Son pronto, o cara, ad ogni vostro cenno. (Eccoci alla gran crisi.) Eh gli raccomandai di divertirla bene.
10.
ATTO II, SCENA 6 Recitativo Barbara! Perché fuggi? Ah crudel, ti capisco! L’aspide, l’idra, il basilisco, e quanto i libici deserti han di più fiero, in me solo tu vedi. Ma per farti felice. Non ti chiedo che un guardo. Non sperarlo, se pria gli occhi men fieri a me non giri. Oh ciel! Ma tu mi guardi, e poi sospiri? Aria Ah lo veggio, quell’anima bella al mio pianto resister non sa: non è fatta per esser rubella agli affetti di amica pietà. In quel guardo, in quei cari sospiri dolce raggio lampeggia al mio cor. Già rispondi a’ miei caldi desiri, già tu cedi al più tenero amor. Ma tu fuggi, spietata, tu taci ed invano mi senti languir? Ah cessate, speranze fallaci, la crudel mi condanna a morir.
11.
ATTO II, SCENA 8 Recitativo Amico, abbiamo vinto. Una cinquina, amico; Fiordiligi è la modestia in carne. Nientissimo. Sta’ attento, e ascolta come fu. Pel giardinetto, come eravam d’accordo, a passeggiar mi metto; le do il braccio, si parla di mille cose indifferenti: alfine viensi all’amor. Fingo labbra tremanti, fingo di pianger, fingo di morir al suo piè… Ella da prima ride, scherza, mi burla… E poi finge d’impietosirsi… Alfin scoppia la bomba: pura come colomba al suo caro Guilelmo ella si serba, mi discaccia superba, mi maltratta, mi fugge, testimonio rendendomi, e messaggio che una femmina ell’è senza paraggio. E la mia Dorabella? Come s’è diportata? Oh non ci ho neppur dubbio. Assai conosco quella sensibil alma. Come? Stelle! Cesse ella forse alle lusinghe tue? Ah s’io potessi sospettarlo soltanto! Eterni Dei! Favella: a foco lento non mi far qui morir… Ma no, tu vuoi prenderti meco spasso: ella non ama, non adora che me. Il mio ritratto! Ah perfida! A trarle il cor dal scellerato petto, e a vendicar il mio tradito affetto. No, mi lascia. Numi! Tante promesse e lagrime, e sospiri, e giuramenti in sì pochi momenti come l’empia obliò? Che fare or deggio? A qual partito, a qual idea m’appiglio? Abbi di me pietà, dammi consiglio. Barbara! Ingrata! In un giorno! In poch’ore!
12.
ATTO II, SCENA 9 Recitativo In qual fiero contrasto, in qual disordine di pensieri e di affetti io mi ritrovo? Tanto insolito e novo è il caso mio, che non altri, non io bastò per consigliarmi…Alfonso, Alfonso, quanto rider vorrai della mia stupidezza! Ma mi vendicherò, saprò dal seno cancellar quell’iniqua…cancellarla?… Troppo, oddio, questo cor per lei mi parla. Cavatina Tradito, schernito dal perfido cor, io sento che ancora quest’alma l’adora, io sento per essa le voci d’amor. Recitativo Andate, o barbaro, per voi misero sono. Per mia vergogna.
13.
ATTO II, SCENA 12 Ed intanto di dolore meschinello io mi morrò. Ah no, mia vita! Con quel ferro di tua mano questo cor tu ferirai, e se forza, oddio, non hai io la man ti reggerò. Ah che omai la mia costanza a quei sguardi, a quel che dice incomincia a vacillar. Invan lo credi. Il tuo cor, o la mia morte. Cedi, cara… Volgi a me pietoso il ciglio! In me sol trovar tu puoi sposo, amante e più, se vuoi. Idol mio, più non tardar. Abbracciamci, o caro bene, e un conforto a tante pene sia languir di dolce affetto, di diletto sospirar.
14.
ATTO II, SCENA 13 Ebben! Chi? La tua Fiordiligi? Tu vedi bene: v’han delle differenze in ogni cosa… “Un poco di più merto…” La grotta di Vulcano. Mancheran forse donne ad uomin come noi? Purtroppo! Co-sì fan tut-te.
15.
ATTO II, SCENA 16 Come par che qui prometta tutto gioia e tutto amore! Della cara Despinetta certo il merito sarà. Raddoppiate il lieto suono, replicate il dolce canto, e noi qui seggiamo intanto, in maggior giovialità. Tutto tutto, o vita mia, al mio foco or ben risponde! Sei pur bella! Che bei rai! Tocca e bevi. E nel tuo, nel mio bicchiero si sommerga ogni pensiero e non resti più memoria del passato ai nostri cor.
16.
ATTO II, SCENA 17 Bravo, bravo! Passi subito. Bravo, bravo, in verità! Cose note, cose note, vi crediamo, ci fidiamo, soscriviam, date pur qua. Che romor! Che canto è questo? Cosa mai sento! Barbare stelle! In tal momento che si farà? Ma se ci veggono? Ma se ci incontrano?
17.
SCENA ULTIMA 03:28
SCENA ULTIMA Sani e salvi agli amplessi amorosi delle nostre fidissime amanti ritorniamo di gioia esultanti per dar premio alla lor fedeltà. Richiamati da regio contrordine, pieni il cor di contento e di gaudio, ritorniamo alle spose adorabili, ritorniamo alla vostra amistà. L’idol mio perché mesto si sta? Una furba uguale a questa dove mai si troverà! Ma che carte sono queste? Giusto Ciel! Voi qui scriveste: contraddirci omai non vale; tradimento, tradimento! Ah si faccia il scoprimento, e a torrenti, a fiumi, a mari indi il sangue scorrerà. Cosa fu? A voi s’inchina, bella damina, il cavaliere dell’Albania. Ed al magnetico signor dottore rendo l’onore che meritò Son stupefatte! Son mezze matte. Te lo credo, gioia bella, ma la prova io far non vo’. Fortunato l’uom che prende ogni cosa pel buon verso, e tra i casi e le vicende da ragion guidar si fa. Quel che suole altrui far piangere fia per lui cagion di riso, e del mondo in mezzo i turbini bella calma troverà.

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released January 28, 2023

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ReadOpera Berlin, Germany

ReadOpera is the brainchild of Valentina Codognotto, an Italian native speaker, with twenty years’ experience of teaching Italian diction to opera singers.

As well as teaching at the Academy of Music in Berlin and Weimar, Valentina has worked as artistic language coach with international opera singers on CD and radio recordings and at opera productions.
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