1. |
ATTO I, SCENA 8
01:13
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ATTO I, SCENA 8
Che vita maledetta
è il far la cameriera!
Dal mattino alla sera
si fa, si suda, si lavora, e poi
di tanto che si fa nulla è per noi.
È mezza ora che sbatto,
il cioccolatte è fatto, ed a me tocca
restar ad odorarlo a secca bocca?
Non è forse la mia come la vostra,
o garbate signore,
che a voi dessi l’essenza e a me l’odore?
Perbacco, vo’ assaggiarlo:… Cospettaccio!
Com’è buono! Vien gente.
Oh ciel, son le padrone!
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2. |
ATTO I, SCENA 9
04:55
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ATTO I, SCENA 9
Diamine! Cosa fate?
Che cosa è nato?
Padrone, dico!
Signora Dorabella,
signora Fiordiligi,
dite, cosa è stato?
Sbrigatevi, in buonora.
Non c’è altro?
Ritorneran.
Come chi sa?
Dove son iti?
Tanto meglio per loro:
li vedrete tornar carchi d’alloro.
Allora, poi,
tanto meglio per voi.
La pura verità: due ne perdete,
vi restan tutti gli altri.
Brave, vi par, ma non è ver: finora
non vi fu donna che d’amor sia morta.
Per un uomo morir! Altri ve n’hanno
che compensano il danno.
Han gli altri ancora
tutto quello ch’han essi.
Un uomo adesso amate,
un altro n’amerete: uno val l’altro,
perché nessun val nulla.
Ma non parliam di ciò; sono ancor vivi,
e vivi torneran; ma son lontani,
e piuttosto che in vani
pianti perdere il tempo,
pensate a divertirvi.
Sicuro! E quel ch’è meglio,
far all’amor come assassine e come
faranno al campo i vostri cari amanti.
Via via, passaro i tempi
da spacciar queste favole ai bambini.
Aria
In uomini, in soldati
sperare fedeltà?
Non vi fate sentir, per carità!
Di pasta simile
son tutti quanti:
le fronde mobili,
l’aure incostanti
han più degli uomini
stabilità.
Mentite lagrime,
fallaci sguardi,
voci ingannevoli,
vezzi bugiardi
son le primarie
lor qualità.
In noi non amano
che ‘l lor diletto;
poi ci dispregiano,
neganci affetto,
né val da’ barbari
chieder pietà.
Paghiam, o femmine,
d’ugual moneta
questa malefica
razza indiscreta;
amiam per comodo,
per vanità.
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3. |
ATTO I, SCENA 10
01:28
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ATTO I, SCENA 10
Chi batte?
Ed io niente di lei.
A una fanciulla
un vecchio come lei non può far nulla.
Me lo dona?
E che vorrebbe?
È l’oro il mio giulebbe.
Non c’è altro? Son qua.
Lo so.
So tutto.
Non mi dispiace
questa proposizione.
Ma con quelle buffone… Basta, udite:
son giovani, son belli e, sopra tutto,
hanno una buona borsa
i vostri concorrenti?
E dove son?
Direi di sì.
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4. |
ATTO I, SCENA 11
01:31
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ATTO I, SCENA 11
Che sembianze! Che vestiti!
Che figure! Che mustacchi!
Io non so se son Valacchi,
o se Turchi son costor.
Per parlarvi schietto schietto,
hanno un muso fuor dell’uso,
vero antidoto d’amor.
Le padrone!
Ah Madame, perdonate:
al bel piè languir mirate
due meschin, di vostro merito
spasimanti adorator.
Deh calmate quello sdegno!
Mi dà un poco di sospetto
quella rabbia e quel furor.
Recitativo
DESPINA Li conoscete voi?
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5. |
ATTO I, SCENA 13
03:16
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ATTO I, SCENA 13
Le povere padrone
stanno nel giardinetto
a lagnarsi coll’aria e colle mosche
d’aver perso gli amanti.
Io lo farei;
e dove piangon esse io riderei.
Disperarsi, strozzarsi
perché parte un amante?
Guardate che pazzia!
Se ne pigliano due, s’uno va via.
È legge di natura
e non prudenza sola. Amor cos’è?
Piacer, comodo, gusto,
gioia, divertimento,
passatempo, allegria: non è più amore
se incomodo diventa,
se, in vece di piacer, nuoce e tormenta.
Quelle pazze
faranno a modo nostro. È buon che sappiano
d’esser amate da color.
Dunque riameranno.
“Diglielo”, si suol dire,
“e lascia fare al diavolo.”
A me lasciate
la briga di condur tutta la macchina.
Quando Despina macchina una cosa,
non può mancar d’effetto: ho già menati
mill’uomini pel naso,
saprò menar due femmine. Son ricchi
i due Monsù mustacchi?
Dove son?
Ite, e sul fatto
per la picciola porta
a me riconduceteli: v’aspetto
nella camera mia.
Purché tutto facciate
quel ch’io v’ordinerò, pria di domani
i vostri amici canteran vittoria;
ed essi avranno il gusto, ed io la gloria.
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6. |
ATTO I, SCENA 15
01:26
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ATTO I, SCENA 15
Già che a morir vicini
sono quei meschinelli,
pietade almeno a quelli
cercate di mostrar.
Chi mi chiama?
Cosa vedo!
Morti i meschini io credo,
o prossimi a spirar.
Abbandonar i miseri
saria per voi vergogna.
Soccorrerli bisogna.
Di vita ancor dan segno;
colle pietose mani
fate un po’ lor sostegno.
E voi con me correte:
un medico, un antidoto
voliamo a ricercar.
Questo batte lento lento.
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7. |
ATTO I, SCENA 16
03:27
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ATTO I, SCENA 16
Salvete, amabiles
bonae puellae.
Come comandano,
dunque parliamo:
so il greco e l’arabo,
so il turco, il vandalo,
lo svevo e il tartaro
so ancor parlar.
Saper bisognami
pria la cagione
e quinci l’indole
della pozione;
se calda, o frigida,
se poca, o molta,
se in una volta
bebberla, o più.
Non vi affannate,
non vi turbate:
ecco una prova
di mia virtù.
Questo è quel pezzo
di calamita,
pietra mesmerica,
ch’ebbe l’origine
nell’Alemagna,
che poi sì celebre
là in Francia fu.
Ah lor la fronte
tenete su.
Tenete forte!
Coraggio! Or liberi
siete da morte.
Son effetti ancor del tossico,
non abbiate alcun timor.
In poch’ore, lo vedrete,
per virtù del magnetismo
finirà quel parossismo,
torneranno al primo umor.
Secondate,
per effetto di bontate.
Un quadretto più giocondo
non si vide in tutto il mondo
quel che più mi fa da ridere
è quell’ira, e quel furor.
Ch’io ben so che tanto foco
cangerassi in quel d’amor.
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8. |
ATTO II, SCENA 1
07:01
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ATTO II, SCENA 1
Recitativo
Andate là, che siete
due bizzarre ragazze!
Per me nulla.
Per voi.
Per voi.
Siete voi donne o no?
E per questo
dovete far da donne.
Trattar l’amore en bagatelle.
Le occasioni belle
non negliger giammai! Cangiar a tempo,
a tempo esser costanti,
coquettizzar con grazia,
prevenir la disgrazia sì comune
a chi si fida in uomo,
mangiar il fico e non gittare il pomo.
Io già le faccio.
Ma vorrei che anche voi
per gloria del bel sesso
faceste un po’ lo stesso. Per esempio,
i vostri Ganimedi
son andati alla guerra? Infin che tornano
fate alla militare: reclutate.
Eh che noi siamo in terra e non in cielo!
Fidatevi al mio zelo: già che questi
forastieri v’adorano,
lasciatevi adorar; son ricchi, belli,
nobili, generosi, come fede
fece a voi Don Alfonso; avean coraggio
di morire per voi, questi son merti
che sprezzar non si denno
da giovani qual voi belle e galanti,
che pon star senza amor, non senza amanti.
(Par che ci trovin gusto.)
E chi dice che abbiate
a far loro alcun torto?
(Amiche siamo in porto.)
Anche per questo
c’è un mezzo sicurissimo.
Io voglio sparger fama
che vengono da me.
Oh bella! Non ha forse
merto una cameriera
d’aver due cicisbei? Di me fidatevi.
(Che disgrazia!)
Io posso assicurarvi
che le cose che han fatto
furo effetti del tossico che han preso,
convulsioni, deliri,
follie, vaneggiamenti.
Ma or vedrete come son discreti,
manierosi, modesti e mansueti.
Lasciateli venir.
E poi…
Caspita! Fate voi.
(L’ho detto che cadrebbero.)
Quel che volete.
siete d’ossa e di carne, o cosa siete?
Aria
Una donna a quindici anni
dee saper ogni gran moda:
dove il diavolo ha la coda,
cosa è bene e mal cos’è.
Dee saper le maliziette
che innamorano gli amanti,
finger riso, finger pianti,
inventar i bei perché.
Dee in un momento
dar retta a cento,
colle pupille
parlar con mille,
dar speme a tutti,
sian belli o brutti,
saper nascondersi
senza confondersi,
senza arrossire
saper mentire,
e qual regina
dall’alto soglio,
col posso e voglio
farsi ubbidir.
(Par ch’abbian gusto
di tal dottrina.
Viva Despina
che sa servir.)
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9. |
ATTO II, SCENA 4
01:07
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ATTO II, SCENA 4
Animo, via, coraggio: avete perso
l’uso della favella?
Per voi la risposta
a loro darò.
Quello ch’è stato è stato,
scordiamci del passato,
rompasi omai quel laccio,
segno di servitù.
A me porgete il braccio,
né sospirate più.
Per carità, partiamo,
quel che san far veggiamo:
le stimo più del diavolo
s’ora non cascan giù.
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10. |
ATTO II, SCENA 10
01:01
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ATTO II, SCENA 10
Ora vedo che siete
una donna di garbo.
Corpo di Satanasso,
questo vuol dir saper! Tanto di raro
noi povere ragazze
abbiamo un po’ di bene,
che bisogna pigliarlo allor ch’ei viene.
Ma ecco la sorella.
Che ceffo!
Cosa è nato,
cara madamigella?
Meglio, meglio!
Mo brava!
Voi non saprete nulla.
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11. |
ATTO II, SCENA 11
00:27
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ATTO II, SCENA 11
Cosa c’è?
E che volete fare?
(Comanda in abregé, Donna Arroganza.)
Eccomi.
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12. |
ATTO II, SCENA 14
00:58
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ATTO II, SCENA 14
Recitativo
Vittoria, padroncini!
A sposarvi disposte
son le care madame: a nome vostro
loro io promisi che in tre giorni circa
partiranno con voi; l’ordin mi diero
di trovar un Notaio
che stipuli il contratto; alla lor camera
attendendo vi stanno.
Siete così contenti?
Non è mai senza effetto
quand’entra la Despina in un progetto.
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13. |
ATTO II, SCENA 15
00:49
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ATTO II, SCENA 15
Fate presto, o cari amici,
alle faci il foco date
e la mensa preparate
con ricchezza e nobiltà!
Delle nostre padroncine
gli imenei son già disposti.
E voi gite ai vostri posti
finché i sposi vengon qua.
Una scena più piacevole
non s’è vista o si vedrà.
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14. |
ATTO II, SCENA 17
01:38
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SCENA 17
Augurandovi ogni bene
il notaio Beccavivi
coll’usata a voi sen viene
notariale dignità!
E il contratto stipulato
colle regole ordinarie
nelle forme giudiziarie,
pria tossendo, poi sedendo,
clara voce leggerà.
Per contratto da me fatto
si congiunge in matrimonio
Fiordiligi con Sempronio,
e con Tizio Dorabella,
sua legittima sorella,
quelle dame ferraresi,
questi, nobili albanesi.
E per dote e contra dote…
Bravi, bravi, in verità!
Che romor! Che canto è questo?
Ma se li veggono?
Ma se li incontrano?
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15. |
SCENA ULTIMA
01:47
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|||
SCENA ULTIMA
Non signor, non è un notaio;
è Despina mascherata,
che dal ballo or è tornata
e a spogliarsi venne qua.
Una furba che m’agguagli
dove mai si troverà!
Stelle, che veggo!
Al duol non reggo!
Io non so se veglio o sogno:
mi confondo, mi vergogno.
Manco mal, se a me l’han fatta,
che a molt’altri anch’io la fo.
Fortunato l’uom che prende
ogni cosa pel buon verso,
e tra i casi e le vicende
da ragion guidar si fa.
Quel che suole altrui far piangere
fia per lui cagion di riso,
e del mondo in mezzo i turbini
bella calma troverà.
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ReadOpera Berlin, Germany
ReadOpera is the brainchild of Valentina Codognotto, an Italian native speaker, with twenty years’ experience of teaching
Italian diction to opera singers.
As well as teaching at the Academy of Music in Berlin and Weimar, Valentina has worked as artistic language coach with international opera singers on CD and radio recordings and at opera productions.
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