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DORABELLA

by ReadOpera

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1.
ATTO I, SCENA 2 Osserva tu un poco, che foco ha ne' sguardi! Se fiamma, se dardi non sembran scoccar. Si vede una faccia che alletta, e minaccia. Felice son io. Se questo mio core mai cangia desio, amore mi faccia vivendo penar. Recitativo Per dirti il vero qualche cosa di nuovo anch'io nell'alma provo: io giurerei che lontane non siam dagli imenei. Affé che ci avrei gusto! Ma che diavol vuol dir che i nostri sposi ritardano a venir? Son già le sei…
2.
ATTO I, SCENA 3 Recitativo Non son essi: è Don Alfonso, l'amico lor! Cos'è? Perché qui solo? Voi piangete? Parlate, per pietà! Che cosa è nato? L'amante… Oh Dei! Qual male è addivenuto mai, qual caso rio? Forse è morto il mio bene? Feriti? Ohimè! Che sento! E non v'è modo d'impedirlo?
3.
ATTO I, SCENA 4 Quintetto Or che abbiam la nuova intesa, a voi resta a fare il meno. Fate core, a entrambe in seno immergeteci l'acciar. Ah no, no, non partirai! Voglio pria cavarmi il core. Il destin così defrauda le speranze de' mortali, ah chi mai fra tanti mali, chi mai può la vita amar. Recitativo Chi sa se più ritorni! Morrei di duol, d'uopo non ho d'acciaro. Io moro.
4.
ATTO I, SCENA 5 Idolo mio… Muoio d’affanno. Due… volte ancora… tu… scrivimi… se… puoi… Serbati fido. Addio! Mi si divide il cor, bell’idol mio.
5.
ATTO I, SCENA 6 Recitativo Dove son? Buon viaggio! Faccia che al campo giunga con fortunati auspici. Terzetto Tranquilla sia l'onda, ed ogni elemento benigno risponda ai nostri desir.
6.
ATTO I, SCENA 9 Ah, scostati, paventa il tristo effetto d'un disperato affetto. Chiudi quelle finestre… Odio la luce, odio l'aria che spiro… odio me stessa, chi schernisce il mio duol… chi mi consola. Deh fuggi, per pietà, lasciami sola. Aria Smanie implacabili che m'agitate, entro quest'anima più non cessate fin che l'angoscia mi fa morir. Esempio misero d'amor funesto darò all'Eumenidi, se viva resto, col suono orribile de' miei sospir. Recitativo Oh terribil disgrazia! Chi sa! Al campo di battaglia. Ah Ferrando perdendo mi par che viva a seppellirmi andrei. E credi che potria altro uomo amar chi s'ebbe per amante un Guilelmo, un Ferrando? Non offender così quelle alme belle di fedeltà, d'intatto amore esempi.
7.
ATTO I, SCENA 11 Sestetto Ehi, Despina! Olà, Despina! Ragazzaccia tracotante, che fai lì con simil gente? Falli uscire immantinente, o ti fo pentir con lor. Giusti Numi! Cosa sento? Dell'enorme tradimento chi fu mai l'indegno autor? Ah che più non ho ritegno! Tutta piena ho l'alma in petto di dispetto e di terror. Ah perdon, mio bel diletto innocente è questo cor. Recitativo Oh ciel! Mirate: uomini in casa nostra! Numi! Che sento? Sorella, che facciamo? E che pretendereste?
8.
ATTO I, SCENA 14 Ah che tutta in un momento si cangiò la sorte mia, ah che un mar pien di tormento e la vita omai per me. Finché meco il caro bene mi lasciar le ingrate stelle, non sapea cos'eran pene, non sapea languir cos'è.
9.
ATTO I, SCENA 15 Stelle, che grida orribili! Stelle, un velen fu quello? Il tragico spettacolo gelare il cor mi fa! Ah che del sole il raggio fosco per me diventa. Tremo: le fibre e l'anima par che mancar si senta, né può la lingua o il labbro accenti articolar. Gente, accorrete, gente! Nessuno, oddio, ci sente. Despina! Despina! Cosa possiam mai far? Dei, che cimento è questo! Evento più funesto non si potea trovar. Sospiran gli infelici. Che figure interessanti! Ha freddissima la testa. Ed il polso? Ah se tarda ancor l'aita speme più non v'è di vita. Poverini! La lor morte mi farebbe lagrimar.
10.
ATTO I, SCENA 16 Parla un linguaggio che non sappiamo. Signor dottore, che si può far? Preso han l'arsenico, signor dottore; qui dentro il bebbero, la causa è amore, ed in un sorso sel mandar giù. Egli ha di un ferro la man fornita… Come si muovono, torcono, scuotono, in terra il cranio presto percuotono. Eccoci pronte. Attorno guardano, forze riprendono: ah questo medico vale un Perù. Sarà ver, ma tante smorfie fanno torto al nostro onor. Più resister non poss'io. Più resister non poss'io. Ah che troppo si richiede da una fida onesta amante, oltraggiata è la mia fede, oltraggiato è questo cor. Disperati, attossicati, ite al diavol quanti siete: tardi inver vi pentirete se più cresce il mio furor.
11.
ATTO I, SCENA 1 Recitativo Per noi? Cioè? Il cielo ce ne guardi. Non ti pare che sia torto bastante se noto si facesse che trattiamo costor? Chi vuoi che il creda? E poi?
12.
ATTO I, SCENA 2 Recitativo Io son stordita dallo spirto infernal di tal ragazza. Oh certo, se tu pigli pel rovescio il negozio. Ella non dice che facciamo alcun mal. Quando si dice che vengon per Despina! Nulla: o non sapran l'affare, ed è tutto finito; o sapran qualche cosa, e allor diremo che vennero per lei. Restano quel che sono; per divertirsi un poco e non morire dalla malinconia non si manca di fé, sorella mia. Dunque? Che imbroglio nascer deve con tanta precauzion? Per altro ascolta: per intendersi bene, qual vuoi sceglier per te de' due Narcisi? Io già decisi. Duetto Prenderò quel brunettino che più lepido mi par. Scherzosetta ai dolci detti io di quel risponderò. Mi dirà: "Ben mio, mi moro." Ed intanto che diletto, che spassetto io proverò!
13.
ATTO II, SCENA 4 Cos'è tal mascherata? Liberi dite pur quel che bramate.
14.
ATTO II, SCENA 5 Recitativo Che vezzosi arboscelli! Passeggiamo anche noi. Che cosa avete? (Non otterrà nientissimo.) Saranno rimasugli del velen che beveste. Sarà veleno calido: fatevi un poco fresco. Eh via, non fate… Io burlo? Io burlo? Due, se volete; dite quel che far deggio, e lo vedrete. Un core? (Che dono prezioso!) Crudele! Di sedur non tentate un cor fedele. Per pietà… Oh Dei! Mi farete morir… L'accetto. Duetto Mel date, lo prendo, ma il mio non vi rendo. Invan mel chiedete, più meco ei non è. Se a me tu lo dai, che mai balza lì? È il mio coricino che più non è meco: ei venne a star teco, ei batte così. Ei qui non può star. Che fai? (Nel petto un Vesuvio d'avere mi par.) Che brami? Oh cambio felice di cori e d'affetti! Che nuovi diletti, che dolce penar!
15.
ATTO II, SCENA 10 Recitativo Invan, Despina, di resister tentai: quel demonietto ha un artifizio, un'eloquenza, un tratto che ti fa cader giù se sei di sasso. Hai qualche mal, sorella? Hai perduto il giudizio? E che sì, che anche tu se' innamorata del galante biondino? Tieni settanta mille baci: tu il biondino, io 'l brunetto, eccoci entrambe spose! Odimi: sei tu certa che non muoiano in guerra i nostri vecchi amanti? E allora entrambe resterem colle man piene di mosche: fra un ben certo e un incerto c'è sempre gran divario! Se torneran, lor danno! Noi saremo allor mogli, noi saremo lontane mille miglia. Che domanda ridicola! Siam donne! E poi tu com'hai fatto? Credi, sorella, è meglio che tu ceda. Aria È Amore un ladroncello, un serpentello è Amor. Ei toglie e dà la pace come gli piace ai cor. Per gli occhi al seno appena un varco aprir si fa, che l'anima incatena e toglie libertà. Porta dolcezza e gusto se tu lo lasci far, ma t'empie di disgusto se tenti di pugnar. Se nel tuo petto ei siede, s'egli ti becca qui, fa' tutto quel ch'ei chiede, che anch'io farò così.
16.
ATTO II, SCENA 16 Come par che qui prometta tutto gioia e tutto amore! Della cara Despinetta certo il merito sarà. Raddoppiate il lieto suono, replicate il dolce canto, e noi qui seggiamo intanto, in maggior giovialità. Pel mio sangue l'allegria cresce, cresce, e si diffonde! Sei pur vago! Che bella bocca! Bevi e tocca. E nel tuo, nel mio bicchiero si sommerga ogni pensiero e non resti più memoria del passato ai nostri cor.
17.
ATTO II, SCENA 17 Bravo, bravo! Passi subito. Bravo, bravo, in verità! Cose note, cose note, vi crediamo, ci fidiamo, soscriviam, date pur qua. Che romor! Che canto è questo? Lo sposo mio… Cosa mai sento! Barbare stelle! In tal momento che si farà? Presto, partite. Presto, fuggite. Là, là celatevi, per carità. Numi, soccorso! Numi, consiglio! Chi dal periglio ci salverà? Mille barbari pensieri tormentando il cor mi vanno; se discoprono l'inganno, ah di noi che mai sarà.
18.
SCENA ULTIMA 02:24
SCENA ULTIMA (Ah che al labbro le voci mi mancano; se non moro un prodigio sarà.) La Despina! La Despina! Non capisco come va. Ah Signor, son rea di morte e la morte io sol vi chiedo. Il mio fallo tardi vedo, con quel ferro un sen ferite che non merita pietà. Dal timor io gelo, io palpito: perché mai li discoprì! Stelle, che veggo! Al duol non reggo! Ecco là il barbaro che c'ingannò. Idol mio, se questo è vero, colla fede, e coll'amore compensar saprò il tuo core, adorarti ognor saprò. Fortunato l'uom che prende ogni cosa pel buon verso, e tra i casi e le vicende da ragion guidar si fa. Quel che suole altrui far piangere fia per lui cagion di riso, e del mondo in mezzo i turbini bella calma troverà.

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released January 28, 2023

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ReadOpera Berlin, Germany

ReadOpera is the brainchild of Valentina Codognotto, an Italian native speaker, with twenty years’ experience of teaching Italian diction to opera singers.

As well as teaching at the Academy of Music in Berlin and Weimar, Valentina has worked as artistic language coach with international opera singers on CD and radio recordings and at opera productions.
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