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IDAMANTE - Idomeneo - Mozart

by ReadOpera

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1.
ATTO I SCENA 2 IDAMANTE Radunate i Troiani, ite, e la corte sia pronta questo giorno a celebrar. Di dolce speme a un raggio scema il mio duol. Minerva, della Grecia protettrice, involò al furor dell’onde il padre mio. In mar di qui non lunge comparser le sue navi. Indaga, Arbace, il sito, che a noi toglie l’augusto aspetto. Del fato de’ troian più non dolerti. Farà il figlio per lor quanto farebbe il genitor e ogn’altro vincitor generoso. Ecco: abbian fine, principessa, i lor guai. Rendo lor libertade, e ormai fra noi sol prigioniero fia, sol fia, che porte chi tua beltà legò care ritorte. Venere noi punì, di noi trionfa. Quanto il mio genitor, ahi rimembranza, soffrì de’ flutti in sen? Agamennone, vittima in Argo alfin, a caro prezzo comprò que’ suoi trofei, e non contenta di tante stragi ancor la dea nemica, che fe’? Il mio cor trafisse, Ilia, co’ tuoi bei lumi più possenti de’ suoi, e in me vendica adesso i danni tuoi. Sì, di Citerea il figlio incogniti tormenti stillommi in petto. A te, pianto e scompiglio Marte portò, cercò vendetta, Amore, in me de’ mali tuoi, quei vaghi rai, quei tuoi vezzi adoprò... Ma, all’amor mio, d’ira e rossor tu avvampi? ARIA Non ho colpa, e mi condanni, idol mio, perché t’adoro. Colpa è vostra, o Dei tiranni, se di pena afflitto io moro d’un error che mio non è. Se tu il brami, al tuo impero aprirommi questo seno. Ne’ tuoi lumi, il leggo, è vero, ma mel dica il labbro almeno, e non chiedo altra mercé. RECITATIVO Or quei ceppi io romperò, vuo’ consolarli adesso. (Ahi, perché tanto far non so a me stesso?)
2.
ATTO I, SCENA 3 RECITATIVO Scingete le catene, ed oggi il mondo, o fedele Sidon suddita nostra, vegga due glorìosi popoli, in dolce nodo avvinti e stretti, di perfetta amistà. Elena armò la Grecia e l’Asia, ed ora, disarma e riunisce ed Asia e Grecia, eroina novella, principessa più amabile, e più bella.
3.
ATTO I, SCENA 4 Veder basti alla Grecia vinto il nemico. Opra di me più degna a mirar s’apparecchi, o Principessa: vegga il vinto felice.
4.
ATTO I, SCENA 5 Arbace viene. Ma quel pianto, ch’annunzia? Più non vive il genitor? Ilia, de’ viventi eccoti il più meschin. Or sì dal cielo soddisfatta sarai… Barbaro fato! Corrasi al lido… ahimè, son disperato!
5.
ATTO I, SCENA 10 IDAMANTE Spiagge romite, e voi scoscese rupi, testimoni al mio duol siate, e cortesi di questo vostro albergo a un agitato cor... quanto spiegate di mia sorte il rigor, solinghi orrori!... Vedo fra quegli avanzi di fracassate navi su quel lido sconosciuto guerrier... Voglio ascoltarlo, vuo’ confortarlo, e voglio in letizia cangiar quel suo cordoglio. Sgombra, o guerrier, qual tu ti sia, il timore. Eccoti pronto a tuo soccorso quello, che in questo clima offrir tel può. Premio al mio cor sarà l’esser pago d’averti sollevato, difeso: ahi troppo, amico, dalle miserie mie instrutto io fui a intenerirmi alle miserie altrui. Dell’amor mio, ciel, il più caro oggetto. In quegli abissi spinto giace l’eroe Idomeneo estinto. Ma tu sospiri e piangi? T’è noto Idomeneo? Che favelli? Vive egli ancor? (Oh Dei! Torno a sperar.) Ah dimmi, amico, dimmi: dov’è? Dove quel dolce aspetto vita mi renderà? Ah, ch’egli è il padre… È il padre mio. Meco compiangi del padre mio il destin? Ah padre! Ah Numi! Dove son io?… Oh qual trasporto!… Soffri, genitor adorato, che al tuo seno… E che un amplesso… ahimè! Perché ti sdegni? Disperato mi fuggi?… Ah dove, ah dove? Ah qual gelido orror m’ingombra i sensi! Lo vedo appena, il riconosco, e a’ miei teneri accenti in un balen s’invola. Misero! In che l’offesi, e come mai quel sdegno io meritai, quelle minacce? Vuo’ seguirlo e veder, oh sorte dura, qual mi sovrasti ancor più rea sventura. ARIA Il padre adorato ritrovo, e lo perdo. Mi fugge sdegnato, fremendo d’orror. Morire credei di gioia e d’amore. Or, barbari Dei m’uccide il dolor.
6.
ATTO II, SCENA 6 Oh ciel! Pria di partir, oh dio! soffri che un bacio imprima sulla paterna man. Seconda i voti, o ciel! Vado… (e il mio cor qui resta.) Addio! (Destin crudel!) (Oh Ilia!) Oh padre! Oh partenza! Deh cessi il scompiglio; del ciel la clemenza sua man porgerà.
7.
ATTO III, SCENA 2 Recitativo Principessa, a’ tuoi sguardi se offrirmi ardisco ancor, più non mi guida un temerario affetto: altro or non cerco che appagarti e morir. Più teco io resto, più di te m’accendo e s’aggrava mia colpa. A che il castigo più a lungo differir? Il genitore, pien di smania e furore, torvo mi guarda e fugge, e il motivo mi cela. Da tue catene avvinto, il tuo rigore a nuovi guai m’espone. Un fiero mostro fa da per tutto orrida strage. Or questo a combatter si vada e vincerlo si tenti, o finisca la morte i miei tormenti. Privo del tuo amore, privo, Ilia, di te, nulla mi cale. Il mio fato crudel seguir degg’io. Oh dèi! Che ascolto? Principessa adorata! Odo? O sol quel che brama finge l’udito, o pure il grand’ardore m’agita i sensi e il cor lusinga oppresso un dolce sogno? Duetto S’io non moro a questi accenti, non è ver che amor uccida, che la gioia opprima un cor. Tu sarai… La mia sposa… Lo dica Amor. Ah il gioir sorpassa in noi il sofferto affanno rio: tutto vince il nostro ardor.
8.
ATTO III, SCENA 3 Recitativo Non temer, idol mio. Signor, già più non oso padre chiamarti: a un suddito infelice deh questa almen concedi unica grazia. Forse per colpa mia Nettun sdegnossi? Ma la colpa qual è?! Dunque io me n'andrò... ma dove? Oh Ilia!... oh genitor! Deh resta, oh cara, e vivi in pace. Addio! Quartetto Andrò rammingo, e solo morte cercando altrove fin che la incontrerò. Ah no! Serena il ciglio irato. Ah il cor mi si divide! Soffrir più non si può. Peggio è di morte sì gran dolore: più fiera sorte, pena maggiore nissun provò.
9.
ATTO III, SCENA 9 Recitativo Padre, mio caro padre, ah dolce nome! Eccomi a’ piedi tuoi: in questo estremo periodo fatal, su questa destra, che il varco al sangue tuo nelle mie vene aprir dovrà, gl’ultimi baci accetta. Ora comprendo che il tuo turbamento sdegno non era già, ma amor paterno. O mille volte e mille fortunato Idamante, se chi vita ti diè vita ti toglie, e togliendola a te la rende al cielo, e dal cielo la sua in cambio impetra, ed impetra costante a’ suoi la pace e de’ numi l’amor sacro e verace! Oh padre!… Ah non t’arresti inutile pietà, né vana ti lusinghi tenerezza d’amor. Deh vibra un colpo che ambi tolga d’affanno. Ceda natura al suo autor: di Giove questo è l’alto voler. Rammenta il tuo dover. Se un figlio perdi, cento avrai numi amici. Figli tuoi i tuoi popoli sono. Ma se in mia vece brami chi t’ubbidisca ed ami, chi ti sia accanto e di tue cure il peso teco ne porti, Ilia ti raccomando… Deh un figlio tu esaudisci che moribondo supplica e consiglia: s’ella sposa non m’è, deh siati figlia. Aria No, la morte io non pavento, se alla patria, al genitore frutta, oh numi! il vostro amore e di pace il bel seren. Agli elisi andrò contento, e riposo avrà quest'alma, se in lasciare la mia salma vita e pace avrà il mio ben.
10.
SCENA 10 Recitativo Ilia, t’accheta… Ah troppo, Ilia, sei generosa! Vittima sì preziosa il genitore non promise a Nettun, me scelse il fato; la frigia in te ancor vive: chi sa a qual fine il ciel ti serba in vita e della Grecia in sen? Invan morir presumi. Idolo mio! Deh dammi del tuo amor l’ultimo pegno. Ah no, la gloria in pace lasciami di morire per la mia patria. Oh dio! In me è dover… O vivi e parti, o insiem noi moriremo. Oh ciel pietoso!

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released November 16, 2022

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ReadOpera Berlin, Germany

ReadOpera is the brainchild of Valentina Codognotto, an Italian native speaker, with twenty years’ experience of teaching Italian diction to opera singers.

As well as teaching at the Academy of Music in Berlin and Weimar, Valentina has worked as artistic language coach with international opera singers on CD and radio recordings and at opera productions.
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